Quando mi chiedono come è nato SGP rispondo sempre: “Da una mia grande sconfitta, durante la quale in un momento di estrema lucidità nel mio dolore dissi a me stessa: o dai voce al tuo sogno, o sprofonderai”.
Capii che dovevo espormi, affrontare il periodo più buio della mia vita e risollevarmi dando alla mia vita, al mio lavoro, uno scopo. Sentivo che il mondo del fitness aveva bisogno di meno tecnicismi e più cuore. Avevo bisogno di comunicare oltre e iniziai, nel mio piccolo, a parlare al mio pubblico.
Tra di voi ci sono molte ragazze che mi seguono da diversi anni e che hanno avuto modo di conoscermi, di leggere parte della mia storia attraverso gli Happy Friday. Non tutte però sanno che anche io nella mia vita ho affrontato un periodo in cui il cibo era diventato, da un lato il mio rifugio e dall’altro la mia prigione.
Oggi posso sembrare una donna perfetta, agli occhi delle altre persone posso apparire priva di timori, ma non è questa la realtà.
In 10 anni, di cui 7 trascorsi raccontandovi la mia quotidianità sui social, ho compreso quanto fosse importante cercare di superare il limite patinato che spesso questi strumenti ci permettono di avere. Ho deciso di raccontarmi a voi sempre con il cuore, anche quando non tutto è perfetto. Ne parliamo spesso, ho scritto molte volte questi concetti, eppure sembra non essere mai abbastanza.
SGP mi ha permesso di fare della mia missione personale, il mio lavoro. Ho la fortuna di avere una community che non solo crede in me, ma che si sente ispirata e aiutata da una metodologia che non mira solo ad un benessere fisico, ma soprattutto vuole toccare corde più profonde.
Per farlo, oltre a studiare e nutrire la mia mente, mi sto circondando di professionisti che possano arricchire non solo il mio percorso, ma anche e soprattutto il vostro.
Martedì scorso insieme alla Dott.ssa Veronica Caragnini, psicoterapeuta che collabora supportando il Team Nutrition e il Team Operation da oltre un anno, abbiamo dato vita ad un nuovo appuntamento in community.
La mente guida il nostro corpo, e non può esserci equilibrio se entrambe le sfere non si sostengono.
Insieme a Veronica abbiamo scelto un argomento che sta a cuore non solo a me, ma a tantissime di voi: la fame emotiva.
Partendo dalla mia esperienza personale, grazie a SGP ho avuto la fortuna di ascoltare le storie di migliaia di donne in questi anni di lavoro, e ognuna di noi porta con sé vissuti diversi, ma nel profondo molto simili.
La diretta di martedì vi ha colpito molto e i vostri feedback mi hanno ispirata a scriverne in questo Happy Friday.
Quando parlo di fame emotiva comprendo perfettamente quello che si può provare perché ci sono passata anche io.
In quel periodo ricordo di aver creduto di essere l’unica, mi sentivo profondamente sola, chiudendomi sempre di più. Grazie al mio lavoro poi, negli anni successivi, ho avuto la fortuna di seguire donne che si fidavano di me, raccontandomi emozioni che potevo riconoscere come fossero mie. Io non ero la sola. Per quanto assurdo possa sembrare, mi sono resa conto che potevo iniziare un percorso di rinascita incoraggiata proprio dalla condivisione di queste emozioni.
Sentirsi sbagliate e sole nei nostri problemi è il primo meccanismo di difesa. Ci si deve passare per superarlo, ma poi si deve fare qualcosa.
Credere di non poter cambiare non farà altro che limitarci. Non dovremmo identificarci in situazioni sbagliate perché questo ci porterà ad essere intrappolate in un meccanismo sempre più deleterio.
Se nel momento in cui vivevo i miei crolli mi fossi definita come una ragazza “malata”, non ne sarei uscita così facilmente. Sapevo di non stare bene, ma provavo a non etichettarmi in un nome.
Ci tengo tanto al peso delle parole che usiamo per definire noi stesse, perché se le parole sono importanti sempre, lo diventano ancora di più quando ci autodefiniamo.
Per essere nostre alleate, dobbiamo parlarci come se ci stessimo rivolgendo alla persona che amiamo.
Amarsi, ancor prima di essere amate, è fondamentale e per farlo è però necessario lasciare andare i sensi di colpa, la vergogna e soprattutto un passato che ci fa soffrire, nonostante le dure esperienze vissute che ci hanno messo alla prova.
Psicologi, esperti, specialisti e motivatori possono solo darci degli strumenti. Non esistono persone che ti salveranno perché tutto è in mano tua. Solo tu puoi essere l’autrice del tuo destino e devi concentrarti sul tuo presente per avere un futuro migliore del tuo passato.
Devi crederci, avere fiducia in te stessa e darti sempre una nuova possibilità per tornare a stare bene.
I problemi, per quanto possiamo capirli, sono individuali. Noi possiamo solamente sintonizzarci con il dolore dell’altro, possiamo stargli vicino. Ma il dolore è un’esperienza di solitudine estrema, è personale e nessuno potrà mai percepire al 100% quello che stai vivendo.
Quando parliamo di fame emotiva, tendiamo a demonizzare poi alcuni alimenti, ma il cibo di per sé non ha nessuna colpa. È soltanto un mezzo attraverso il quale manifestiamo che c’è qualcosa che non va. Lo usiamo per colmare un senso di vuoto. Se ci pensate bene, mangiamo in modo emotivo, sfogandoci, quando la nostra giornata è andata storta, quando siamo stressate, arrabbiate, tristi, esauste o annoiate. Se invece ci sentiamo serene, appagate dalla nostra quotidianità, divertite o soddisfatte di solito ci dimentichiamo anche di controllare l’orologio e possiamo trascorrere intere giornate senza sentire nemmeno il senso di fame.
Quando ci riempiamo di vita, di emozioni e di energia positiva, le nostre difficoltà si fanno da parte, diventano più piccole.
Penso che gli attacchi di fame emotiva siano soltanto la punta di un iceberg che nasconde al di sotto un malessere più profondo. Sono dei campanelli d’allarme, dei segnali di sofferenza che, lasciando da parte il giudizio, possiamo sforzarci di riconoscere, capire, comprendere ed analizzare.
Perché potrai anche trovare uno stratagemma che ti permetterà di tamponare temporaneamente il problema, ma non sempre sarà sufficiente. Bisogna avere coraggio per fare quel tuffo dentro di sé, per poter trovare una strada da seguire, per uscirne passo dopo passo.
Io ho dovuto prima riconoscere tutto ciò che faceva scattare in me delle dinamiche distruttive e solo successivamente ho potuto apportare delle modifiche a quello che non andava nella mia vita. Nel mio caso è stato necessario cambiare il mio lavoro e trasferirmi, ma non è detto che anche tu debba stravolgere tutta la tua routine.
Scava a fondo e trova quello che per te è importante modificare, ma senza puntare subito alla svolta perché il problema non passerà dall’oggi al domani.
Vai avanti attraverso prove ed errori. Di volta in volta metti a punto una tecnica, un nuovo modo che ti aiuti a vivere meglio la situazione. Non sperare di raggiungere un rapporto idilliaco con il cibo perché non esiste la perfezione in nulla.
I momenti no si presenteranno sempre lungo tutto il tuo percorso, ma imparerai a darti una carezza, a darti una mano per aiutarti a ripartire. Sarà proprio nei periodi più difficili che sarai lì a darti supporto, perché ti renderai conto che, come sei riuscita a superare un uragano, sarai in grado di affrontare anche la pioggia e la tempesta.
Punta a fare dei piccoli passi avanti, poco a poco. Non avere fretta, ma viaggia ad un ritmo tutto tuo, perché è più importante essere costanti e continuativi sul lungo periodo, che perfetti a periodi alterni.
Con il tempo crescerai, ti evolverai ed un giorno ti guarderai indietro soddisfatta di tutti i progressi che hai fatto. Sarai una donna forte e penserai al tuo passato non più con tristezza, ma con un sorriso in viso.
23 Aprile 2021