Qualche giorno fa, durante una delle mie tante attese in aeroporto ho provato a lanciarmi nel gioco delle domande su Instagram. Siete state tantissime e mi sono divertita molto a leggervi, accorgendomi quanto vi interessi non solo il mio programma, ma anche il percorso che mi ha portato sino a qui. In questi mesi vi ho lasciato qualche aneddoto della mia vita, raccontandovi tanti piccoli pezzetti di me, ma le vostre domande sul mio passato mi hanno fatto capire che tanti aspetti della mia vita, che prima mi faceva male anche solo ricordare, sono parte integrante del percorso che mi ha portata sino a qui.
9 anni fa fuggivo in lacrime, sbattendo la porta di casa dei miei genitori. Chi avrebbe mai detto che quel gesto avrebbe cambiato le sorti della mia vita?
Avevo 19 anni, extension con ciocche rosse e un piercing al labbro, studiavo scienze motorie e come moltissime ragazze della mia età, avevo un pessimo rapporto con i miei genitori.
“Sistemati la cameretta! Ma come puoi vivere in mezzo a questo disastro?! Non potrai mai avere nulla di tuo, sai solo farti i fatti tuoi!”. “Sei in ritardo con gli esami!” “Ecco, è arrivata l’ennesima multa a nome tuo, ma dove hai la testa?! Non concluderai mai nulla tu!”
Scene che giornalmente riempivano le mie giornate ma che io, sempre con la risposta pronta, non riuscivo proprio a farmi andare giù. Queste frasi mi entravano dentro, come pugnali e non riuscivo mai a togliermi di dosso quella sensazione negativa che provocavano in me. Mi lamentavo della situazione che c’era in casa, ma non trovavo il coraggio di agire, aspettando che qualcosa cambiasse da se, insoddisfatta di ogni aspetto della mia vita. I soldi che non bastavano mai, l’ università che non mi appassionava, amavo ciò che studiavo, ma non il modo in cui me lo insegnavano. Vedevo il mondo a modo mio e non riuscivo ad accettare che potesse essere diverso. Ero la pecora nera della famiglia e in silenzio e con costanza le parole limitanti dei miei erano arrivate a convincermi che forse avevano ragione, ma la mia capa tosta non poteva permetterglielo. Ho iniziato a pensare a quanto sarebbe stato bello andare via di casa, non dover stare più alle loro regole, alle loro idee, insomma il sogno di ogni maggiorenne: INDIPENDENZA, ma quella vera.
Se c’è una cosa di me che avrete capito è che la DETERMINAZIONE è parte integrante della mia vita. Grazie a questa, e ad una buona dose di entusiasmo, con neanche 500 euro in tasca, ho preparato tutte le mie cose e me ne sono andata, incrinando del tutto il rapporto con i miei genitori che per anni non mi hanno mai perdonato questo gesto.
I soldi per un affitto non c’erano, ma avevo il mio Giacomo e tutto il resto non contava. Io ero felice. Così grazie ad un caro amico, ci siamo sistemati nello stanzino di un box di CrossFit, con un materassino gonfiabile e tanti sogni.
All’epoca mi facevo seguire da una coach di Verona e nonostante la mia situazione non proprio comoda riuscivo a seguire il mio piano alimentare e macinavo km per andare ad allenarmi con chi mi preparava. Anche Giacomo, che già si allenava, aveva iniziato a seguire un regime alimentare controllato e così ogni mattina ci svegliavamo, preparavamo il nostro porridge e andavamo nel bar accanto che ci faceva usare il suo microonde. Tornavamo al box, ci allenavamo, insegnavamo nelle classi, pranzavamo con schiscette improbabili – ancora oggi il nostro punto forte – e finivamo le nostre giornate con una cena fuori o arraggiandoci con quello che trovavamo all’Esselunga.
Sono stati mesi meravigliosi, difficili si, ma è proprio durante quel periodo che ho capito che nulla ci avrebbe fermato.
La mia passione per il lavoro come personal trainer cresceva ogni giorno e con loro i miei clienti e la stima delle persone per cui lavoravo, sino ad arrivare ad avere la gestione di un box di CrossFit.
Avevo bruciato le navi del mio porto sicuro e non volevo guardarmi indietro. I miei rispettarono la mia scelta, senza mai accettarla davvero, e anche se ero consapevole del dolore che gli stavo provocando, volevo farcela da sola. Forse è stato proprio questo che mi ha obbligato ad andare avanti per forza. Ero io stessa che mi ero posta contro tutto e contro tutti.
Ci sono state notti in cui piangevo, in cui la paura di non avere i miei genitori accanto mi immobilizzava. Vedevo i miei coetanei che si godevano la vita famigliare che io avevo abbandonato e la voglia di tornare a casa nel mio angolo sicuro bussava nel mio cuore. Poi mi ricordavo tutto ciò che mi aveva portato sino a li e non potevo che confermare a me stessa che quella era stata la scelta migliore per me. Altre domande arrivavano però: perché io non potevo avere l’appoggio dei miei? Perché non capivano che il mio lavoro, la mia partita iva non erano il demonio e che un contratto a tempo indeterminato in un negozio di articoli sportivi non mi avrebbe mai reso felice?
Cercavo risposte dove risposte non avrei mai trovato. Cercavo un appoggio che non avrei mai avuto. Questo mi rese ovviamente più forte e sicura di me nelle scelte che ero obbligata a fare, ma fece crescere in me un senso di frustrazione che nascondevo dietro la mia corazza da ragazza indipendente.
Rimase lì a farmi male per tanto tempo sino a che ho finalmente compreso che ognuno di noi è diverso, in ogni aspetto della nostra vita, dai sogni ai limiti. Direte voi “hai scoperto l’acqua calda”. Avete ragione, ma quante di voi oltre a comprenderlo lo accettano davvero?
Ci sono voluti anni, ma ho iniziato a lasciare andare e finalmente a intraprendere quel percorso di consapevolezza che ancora oggi affronto con una serenità che mai avrei immaginato.
E qui arriviamo dritti al punto che oggi voglio lasciarvi. Non dobbiamo aspettare che le altre persone ci incoraggino sempre e che credano nei nostri progetti. Ogni persona ha dei limiti e questi devono rimanere i loro senza condizionare la nostra vita. Allontanarsi da persone che non ci comprendono nn sempre è possibile, ma convincere noi stesse che provarci davvero, senza dover avere l’appoggio altrui rispetto a ciò che desideriamo fare, è spesso l’unica cosa da fare.
Viviamo in uno stato di Insicurezza generale che ci porta a frenarci aspettando che qualcuno ci prenda per mano.
In questi anni ho capito che prima di ogni cosa dobbiamo lottare da sole, dimostrando a noi stesse quanto possiamo fare e dare. La fiducia in noi stesse non arriva dal cielo, ma dalle piccole conquiste che otteniamo ogni giorno, e grazie a questa arriverà la stima di chi vuoi, anche e soprattutto delle persone che non credevano in te.
Scappare dai miei problemi, da casa e da tutto quello che non mi andava giù è stata una conseguenza, ma non invito nessuno a prendere decisioni così drastiche. Questo è stato il mio percorso, non certo felice, ma parte della mia vita. Con il senno di poi so che avrei potuto agire in modo meno impulsivo, ma ai tempi né io, né i miei genitori eravamo pronti. Oggi so che ciò che mancava era un confronto costruttivo e una comunicazione matura anche negli scontri, che con il tempo, soprattutto grazie al mio cambio di atteggiamento sono riuscita a conquistare, creando un rapporto finalmente sereno con i miei. Ora la mia famiglia, che ho sempre amato e amo profondamente, sostiene il mio progetto con entusiasmo, e la mia mamma guarda tutte le dirette in SGProgram e si allena ogni giorno con le mie schede. Quando ci guardiamo indietro sappiamo tutti di aver sofferto molto, ma in quel momento io avevo la necessità di andare, per diventare ciò che desideravo essere.
Concretizza le tue scelte, creando tu stessa il momento giusto, circondandoti di persone giuste e tutto arriverà. DEVI CREDERCI PER PRIMA TU, questo è ciò che davvero conta.
16 Novembre 2018