“Cosa vuoi fare da grande?”
Quante volte ce lo siamo sentiti chiedere quando eravamo bambini.
Da piccoli rispondiamo senza esitare, senza timore di sembrare strani, presuntuosi o banali. C’è chi si immagina di diventare un astronauta, chi calciatore e chi invece vuole fare lo stesso lavoro dei propri genitori.
Più cresciamo e più quella domanda è come se ci mettesse alle strette. Per non parlare poi di tutte quelle scelte che nel corso della nostra adolescenza siamo costretti ad affrontare: la scuola superiore, lo sport da praticare nel tempo libero, l’indirizzo universitario…
All’età di 14 anni avevo già le idee chiare sul mio futuro: volevo diventare una personal trainer. Mamma e papà mi hanno sempre dato molta libertà, ma per tanti miei coetanei non era così.
Molti genitori credono di sapere quale sia il percorso migliore per i propri figli, finendo così per imporre le proprie idee.
Dall’altro lato i figli permettono che questo avvenga perché, in fondo, prendere una decisione non è mai facile e non conoscere le conseguenze di una scelta piuttosto che di un’altra ci fa paura.
Parliamoci chiaro, più diventiamo grandi e più decidere diventa complicato, non è così?
Qualsiasi cosa facciamo, dall’azione più pensata, a quella più inconsapevole come bere un bicchier d’acqua o guardare delle stories su Instagram, stiamo comunque scegliendo. Ed ogni decisione che prendiamo comporta, dall’altro lato, una rinuncia.
Come se non bastasse, spesso abbiamo una miriade di opzioni tra le quali selezionare la nostra preferenza e questo non fa altro che crearci ancora più confusione. Possiamo decidere se fare il corso di cucina, di ballo, di chitarra o di karatè, ma allo stesso tempo sappiamo che non è possibile fare tutto e che quindi dovremo sicuramente dire di no ad almeno una di queste esperienze.
Ecco che allora subentra l’insicurezza, la paura di sbagliare, di pentirsi, di non soddisfare le aspettative, di sprecare un’opportunità o di essere giudicati.
Guidati da queste paure finiamo per lasciare agli altri la scelta perché così ci sembra più facile liberarci dal peso e dalla responsabilità delle conseguenze. Ed è così che anno dopo anno la nostra vita diventa sempre più incasinata e dare una risposta alla domanda “Cosa vuoi fare da grande?” diventa sempre più complesso.
A scuola ci hanno insegnato un sacco di tecnicismi eppure non ci hanno mai parlato di quanto sia importante sapersi ascoltare.
Ci sarà sempre un momento nella vita in cui anche la persona con le idee più chiare al mondo si potrà sentire spaesata e piena di dubbi. Per me questa fase è arrivata quando, a 25 anni, il lavoro che tanto desideravo era diventato realtà e sembrava essere tutto perfetto, la coronazione del mio grande sogno.
Ero convinta che fare la personal trainer sarebbe stato il mio lavoro per tutto il resto della vita, ma ponendomi delle domande scomode, dandomi del tempo ed ascoltandomi, ho capito che non riuscivo più a rispecchiarmi in quella scelta.
Ero caduta in depressione, ma poi ho preso in considerazione l’idea che per me potesse esserci un nuovo inizio, liberandomi dall’attaccamento morboso delle decisioni prese in passato.
Ho scelto di esplorare la vita.
Sono uscita dalla mia zona di comfort.
Ho preso un volo per le Canarie e, una volta arrivata lì, ho potuto vedere con i miei occhi che c’erano altre possibilità.
Perché finché non capiamo che esiste un altro modo di vivere continueremo a farci andare bene la vita che viviamo, nonostante le lamentele, le sofferenze e tutti quei segnali che indicano che qualcosa non sta andando nel verso giusto.
Abbiamo bisogno di emozioni forti, di esperienze vissute in prima persona, di realtà diverse.
Abbiamo bisogno di vedere che oltre ai rischi e ai pericoli, ci sono le opportunità.
Non è mai troppo tardi per cambiare, per darti la possibilità di meritare e di sperimentare altro.
Sei tu a decidere e le tue scelte sono la cosa più personale che possiedi.
Ho avuto bisogno di tempo, ma ho capito che i treni non passano una sola volta. Ci si può salire ed una volta seduti in carrozza ci si può rendere conto che ci si sta dirigendo verso la destinazione sbagliata.
Ho capito che si può scendere alla fermata successiva e fermarsi alla stazione per guardare il tabellone delle partenze.
Ho capito che non è necessario sapere esattamente dove si vuole andare, ma ci si può allontanare da quello che non si vuole più.
Sarà proprio quella realtà abitudinaria che ci ha fatto sentire intrappolati, che non ci faceva stare bene, a spingerci verso nuove rotte.
Ci si può muovere nella direzione che crediamo più giusta per noi, andando per tentativi e magari sbagliando continuamente treno, aereo o percorrendo in macchina le strade più lunghe e tortuose.
Capiterà sempre di bucare una gomma dell’auto, di fare un incidente o di commettere un errore e così ci renderemo conto che sbagliare è una componente imprescindibile, del tutto naturale all’interno del nostro percorso.
A quel punto ci sentiremo davvero liberi di scegliere perché capiremo che il più delle volte abbiamo comunque modo di riparare, di rimediare, e non li chiameremo più errori, ma esperienze.
E tu, ora, cosa vuoi fare da grande?
21 Maggio 2021